Galmarara – Malga Portule
“Arrivammo a una malga dove nel cuore dell’inverno avevo trovato rifugio per una notte quando, ragazzo, ero scappato di casa per uno schiaffo che ritenevo di non aver meritato. Quella notte c’erano certamente più di venti gradi sotto zero e il vento e la neve sferzavano il tetto e si insinuavano fra le travi. Avevo acceso il fuoco ma non riuscivo a dormire; la poca legna era finita molto presto e allora avevo bruciato la panca e il tavolo per non restare assiderato. Al chiarore di quel fuoco lessi Tifone di Conrad che avevo portato con me dentro lo zaino”.
“Più avanti, in una conca solitaria e riparata, tra i grandi pascoli e nel silenzio della montagna che aspettava la neve, c’era la malga in tronchi dove avevo trascorso la mia prima vacanza, nell’estate del 1953. Il mio primo libro era uscito da poco. A ospitarmi e a condurre in affitto la malga di proprietà comunale era un mio compagno di scuola elementare. Di buon mattino, al sorgere del sole, andavo a cercare nei posti più impensati i miei amici pastori che seguivano le greggi (…) Verso le dieci ritornavo in casara per preparare il cibo ai malghesi che mi ospitavano”
Da “Sentieri sotto la neve”, “I miei sentieri sotto la neve”
IL CONTESTO
La prima malga è quella di Galmarara, a quota 1.611 nell’omonima valle, l’anno è il 1935, quando lo scrittore aveva 14 anni. Lo si deduce dal fatto che quell’anno anche sulle nostre montagne si poté ammirare una grande aurora boreale, proprio la notte seguente a quella descritta nel racconto: il giovane Rigoni Stern era andato alla partita di hockey su ghiaccio quando vide infuocarsi il cielo verso nord e si convinse di aver incendiato, col fuoco lasciato acceso, la malga e l’intero bosco.
Nel racconto citato lo scrittore descrive anche malga Portule (m. 1.713) dove trascorse la sua prima vacanza facendo la vita del malgaro: quando tornò a casa, dopo una quindicina di giorni, puzzava di fumo, di resina, di stallatico, di siero, di animale selvatico, e la moglie lo fece spogliare in corridoio e accomodare nel bagno, prima di accoglierlo in casa.
In quella zona Rigoni Stern andava spesso a caccia col suocero Toni.
IL PERCORSO
Si raggiunge Malga Galmarara in auto, lasciando la statale della Val D’Assa poco dopo l’ex Osteria alla Tagliata e risalendo a destra la vecchia strada militare per circa 8 km. Dalla malga (m 1.611) si risale il pendio sassoso del Monte Zoviello (sentiero 830 del Cai) fino al punto di passaggio con la valle di Portule (m 1.854), dopo aver superato la Busa del Molton e l’omonimo baito. Quindi inizia una discesa che raggiunge il Bivio dei Monumenti (m. 1.787), da dove la strada, curvando a sinistra, si dirige verso Bocchetta Portule (m 1.937), snodo dell’itinerario di Cima Portule: sul versante ovest della vallata si trova Malga Portule citata sopra.
Dal Bivio, proseguendo invece in direzione nord/nord-est per la Kaiser Karl Strae (dove Mario raccolte la punta ferrata del suo bastone da montagna, citata sul finire di “Sentieri sotto la neve”) e lasciando sulla sinistra la deviazione per Casara Trentin (dov’è ambientato il racconto “Un pastore di nome Carlo”, in “Sentieri sotto la neve”) si raggiunge il bivio di Campo Gallina (m. 1.876), dove si possono visitare importanti testimonianze (baraccamenti, ospedale da campo, cisterna, cannoniera, chiesa, cimitero) di quello che fu uno dei principali centri logistici austriaci della Grande Guerra. Continuando la salita si supera la panoramica selletta di quota 2.055 e si arriva a Bivio Italia (m. 1.987, snodo per Cima Dodici, coi suoi 2.336 metri la più alta dell’Altopiano); da qui, seguendo sempre il sentiero 830 verso sud e sfiorando il Corno di Campo Verde e il Bivacco Tre Fontane, in un’ora e mezza si ritorna a Galmarara. Il circuito non è impegnativo ma richiede oltre 5 ore di cammino, senza contare eventuali soste. Si può percorrere anche in mountain bike.