Malga Fossetta – Castelloni – Cima Isidoro
“Esaminammo la stretta gola dove erano saltati i partigiani di Roana (dopo il volo si salvarono perché sotto, quell’anno, c’era tanta neve e scivolarono via), rivedemmo i cespugli dove avevamo raccolto gli altri corpi (…)
Fu Bruno che trovò un fazzoletto all’imboccatura di un vaio. Ci chiamò. Riconobbero che era stato suo, del Moretto. Uno si calò con la corda e sulla prima scaffa trovò il parabellum senza più un colpo. Guardando giù per i precipizi della Valsugana a qualcuno sembrava di vedere una macchia più scura dentro un mugo isolato sopra altri precipizi.
Tentammo di calare con le corde, ma non arrivavano fin là; e le rocce, in quel punto, erano molto friabili. Silvio disse: “Faccio io il giro per Porta Moline e vado per sotto” (…)
Quando raggiunse il punto, Silvio non ci gridò niente; stette curvo per un bel poco e poi cercò di avvicinarsi fin sotto la parete: “Calate giù le corde” ci gridò da sotto, “e un telo” (…)
Lo portammo giù tra la pioggia gelida e la grandine; alla chiesetta degli alpini del Bassano ci fermammo per ripararci dal temporale. Sul camion lo coprimmo di fiori gocciolanti e due giorni dopo ebbe un funerale che nemmeno un re avrà mai”.
Da “Ritorno sul Don”, “Un ragazzo delle nostre contrade”
IL CONTESTO
Il racconto ricostruisce il recupero della salma di un giovane partigiano asiaghese, Rinaldo Rigoni detto il Moretto, caduto sui contrafforti del monte Isidoro il 5 giugno del 1944, nel corso del rastrellamento delle milizie nazi-fasciste nella zona di Malga Fossetta, raccontato ne “I piccoli maestri” di Luigi Meneghello. Il Moretto faceva parte della compagnia guidata da Antonio Giuriolo a cui apparteneva lo stesso scrittore di Malo, che riuscì a nascondersi e a scappare. “Quando fu trovato era giù su uno spuntone e aveva l’arma vicino; – scrive Meneghello – all’ultimo momento, per non farsi prendere, era saltato dalle rocce”.
Quando, dopo la guerra, si decise di recuperare i corpi dei caduti (alcuni probabilmente saltati nel precipizio per non farsi catturare dai tedeschi) Mario Rigoni Stern, in qualità di esperto rocciatore, venne invitato ad unirsi alle operazioni, che si protrassero per molti giorni.
IL PERCORSO
Il percorso parte da sotto Malga Fossetta (m. 1.666), dove si può arrivare in auto dopo aver lasciato (dopo circa 17 km) la strada che da Campomulo porta all’Ortigara. Da qui parte il sentiero 845, che in un’ora abbondante di salita moderata prevalentemente in mezzo al bosco raggiunge i Castelloni di San Marco (m. 1830), un suggestivo labirinto di rocce sotto il crinale a strapiombo sulla Valsugana. Qui si possono esplorare i canaloni, le fessure e le postazioni belliche, e dopo averle aggirate, ritornare al punto di partenza.
Oppure è possibile, procedendo per il sentiero 842 (l’Alta via degli Altipiani) indirizzarsi verso ovest fino a raggiungere (in una ventina di minuti) la Busa dei Quaranta: un centinaio di metri dopo, dove il sentiero curva a sinistra, una deviazione sale verso la cima dell’Isidoro (m. 1.912), dove inizia il nuovo Sentiero dei Piccoli Maestri; una conca conserva la lapide dedicata al partigiano caduto, e appena sopra c’è il crinale che si apre sul precipizio, con una spettacolare veduta sulla Valle del Brenta. Più in basso ci sono altre lapidi in ricordo degli altri caduti (percorso alpinistico).
Si riscende verso ovest con il nuovo Sentiero che si ricongiunge all’842 poco prima di Porta dell’Incudine (m. 1.860), con altri scorci sulla valle. Da qui una facile discesa porta fino a Malga Fossetta, preceduta dalla Chiesetta citata nel racconto.