Malga del Dosso – Manazzo
“Dopo la curva c’era la strada che imboccava la Val Renzola e lì c’erano le sorgenti che fornivano l’acqua fresca e sprizzante nelle case del paese, i resti degli acquedotti che nel 1917 provvedevano d’acqua i soldati austriaci fin sull’Ortigara. Doveva salire quattro tornanti, quindi abbandonare la strada e seguire la mulattiera che per la val Formica e i pascoli raggiungeva il Dosso (…) Lassù tutti i pascoli erano fioriti; ogni tanto camminando alzava la testa per seguire una pispola che s’involava cantando; le mandrie pascolavano tranquille, i cani sonnecchiavano”.
Da “Stagioni”, “Estate”
“Con i nomi dei casari e dei mandriani imparai quello dei boschi, dei pascoli, delle sorgenti, a distinguere le varie razze di vacche e di cavalli; quali le malghe migliori e i prodotti e come venivano lavorati e perché. Un giorno mi fecero l’esame: mio padre, il casaro del Dosso di Sopra, un amico di mio padre che veniva dalla città e due vaccari. Mi condussero sopra un monte da dove si dominava tutt’intorno e mi interrogarono: si vedeva sino alle vette che segnavano i confini dell’Italia. Mi promossero “montanaro” e mi diedero un piccolo premio in denaro con il quale il giorno della fiera, alla bancarella dei pontremolesi, mi comperai “I figli del capitano Grant”.
da “Uomini, boschi e api”, “La malga”
IL CONTESTO
Nel primo brano Mario racconta in terza persona di quando, a undici anni, ebbe dal nonno il primo incarico di responsabilità: portare una lettera al casaro della Malga del Dosso, che aveva il recapito postale a casa loro; un’incombenza che comportava un’alzata all’alba e una camminata di una ventina di chilometri fino alle montagne della zona dei Larici. Il bambino la affronta come una bella avventura in mezzo alla natura, regalandoci vivide descrizioni della Val D’Assa e della Val Formica e degli uomini e della vita di malga.
Anche nel secondo brano ritornano i temi dell’alpeggio, con lo scrittore bambino che durante l’estate girava per le malghe assieme al papà, con cavallo e birroccio, per rifornirle di generi alimentari e raccogliere la loro produzione di burro. Ai casari e ai mandriani Rigoni Stern portava anche i giornali che passavano per casa, e spesso la posta. Quelle erano per lui occasioni di grande divertimento ma anche di apprendimento – sui nomi dei luoghi, le caratteristiche delle piante e degli animali, sui lavori degli uomini – culminate nell’”esame di montanaro” a cui fu sottoposto alla Malga di Porta Manazzo.
IL PERCORSO
Il tragitto descritto nel primo racconto si può percorrere in automobile, visto che a partire da Asiago e Camporovere si svolge lungo la provinciale della Val d’Assa fin dopo l’Osteria del Ghertele, e quindi la strada della Val Renzola fino alla Val Formica. Ma le indicazioni dettagliate e vivaci dello scrittore permetteranno anche a chi conosce quei paesaggi di guardarli con uno sguardo nuovo. Sulla destra della strada, poco prima del primo tornante della Renzola, un sentiero porta alla Malga Köbele (ora distrutta da un incendio), suggestivo teatro di un altro racconto con Rigoni Stern bambino in cerca di stelle alpine con lo Zio Giovane, contenuto nello stesso libro.
La strada della val Formica, superata a quota 1.611 la deviazione per il Portule (vedi itinerario), subito dopo il Rifugio Larici incontra un bivio: la strada a sinistra scende alla Baita Val Formica e da qui sale fino a Malga Dosso di sopra, teatro del primo racconto; prendendo a destra si sale tra pascoli e boschi radi, popolati anche da marmotte e caprioli, fino alla Malga Manazzo, dov’è ambientato il secondo. Dal piazzale della pozza un breve sentiero in direzione nord conduce alla Porta Manazzo (m. 1.795), da cui si gode uno splendido panorama sulla Val di Sella (m. 912, raggiungibile con lo storico “Troso de Manazzo”), sulla Valsugana e i Lagorai, e dove transita l’Alta Via degli Altipiani n. 11. Percorrendola verso ovest in poco più di un’ora si può raggiungere Punta Manderiolo (m. 2.049, grande veduta sui laghi di Levico e Caldonazzo); seguendola verso est la via supera Bocchetta e Cima Larici (m. 2.033), e quindi Porta Renzola (m. 1.961) dove si incontra l’itinerario del Portule.