Sasso – Stoccareddo – Buso
“In un angolo dell’Altipiano, attorno al secolo XV, si stabilì della gente alquanto strana perché per carattere e usanze poco assomigliava agli altri abitanti. Forse in origine erano un paio di famiglie di carbonai e tagliaboschi provenienti dai territori asburgici degli slavi del Sud.
Ma quello che più distingueva questa gente era l’indole delle loro donne, di spirito forte e spregiudicato, e che fin da piccole erano use seguire la tribù nelle emigrazioni stagionali per i boschi, e non certo con mansuetudine e sottomissione”.
Da “Amore di confine”, “Rivogliamo le nostre campane”
IL CONTESTO
Il racconto ricostruisce con una certa ironia un paio di episodi relativi alla storia della frazione: il primo racconta il concitato recupero, ad opera delle donne di Sasso, oltre un secolo fa, delle tre campane del paese “sequestrate” a titolo di cauzione dall’arciprete di Asiago che si era dovuto accollare i debiti accumulati dal pigro curato della frazione. Il secondo episodio risale agli anni Cinquanta, quando l’assemblea dei paesani decise di utilizzare i soldi stanziati dal Comune di Asiago per portare in paese la luce elettrica, per ricostruire il campanile distrutto durante la guerra. “Ricordo come questa gente – scrive Rigoni Stern – ogni sabato arrivava al mercato per comperare le cose più strane: gli uomini acquistavano rasoi elettrici e asciugacapelli che poi non potevano usare perché nelle loro case non era stata portata l’elettricità”.
IL PERCORSO
Unica frazione del Comune di Asiago, Sasso si raggiunge percorrendo la bella Val Chiama con una deviazione dalla strada della Fratellanza per Bassano, un chilometro dopo Campomezzavia. Prima del paese, sulla destra, una strada conduce all’imbocco della Calà del Sasso, che con 4.444 scalini (e un dislivello di 744 m.) scende in Val Brenta (sentieri 778 e 778B del Cai). Costruita a partire dal 1388, diventò presto una delle più rapide vie di comunicazione e di scambio del comune di Asiago con la pianura, eludendo i balzelli delle strade controllate dai comuni confinanti. Accanto ai gradini, un canale in pietra serviva a far scivolare a valle il legname, che poi lungo il Brenta veniva trasportato a Venezia per la realizzazione delle fondamenta dei palazzi e la costruzione delle le navi.
A monte di Sasso, raggiungibili da Contrà Caporai, si trovano il Col d’Ecchele (m. 1.107, a est) e il Col del Rosso (m. 1.281), in direzione ovest (sentiero 805, via Tilman, cfr itinerario Sacrario) che col Monte Valbella (m. 1.270) fu teatro delle decisive “battaglie dei Tre Monti” durante la prima Guerra Mondiale.
Proseguendo con la strada principale si raggiunge invece, dopo circa 3 km, Stoccareddo, frazione di Gallio che si affaccia sulla suggestiva Val Frenzela e sulla pianura, con una bella chiesa dalle linee gotico-alpine e il monumento naturale dello “Spizegonoto”, il terzo altare delle leggende cimbre; da qui con altri 3 km si arriva alla località Buso, dove sorge il santuario della Madonna del Caravaggio, realizzato negli anni ’30 dell’Ottocento da un eremita per assistere i viandanti che percorrevano la valle Val Frenzela (si raggiunge a piedi, prima del nuovo viadotto, oppure dalle contrade Lorenzoni e Gianesini). Da qui il percorso risale dolcemente tra curve e contrade, con diverse possibili varianti, fino alla strada che collega Foza a Gallio.