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L’ex segheria della Romita

L'antica segheria della Romita

L’antica segheria della Romita

Nel racconto “La segheria abbandonata” Rigoni Stern ricostruisce un bell’episodio di solidarietà umana verificatosi a Canove tra il 1942 e il ’43. In quel periodo erano stati concentrati in quell’edificio – nella zona della Romita, dove ai tempi della peste c’era il Lazzaretto e ora si trova un deposito di materiali edili – una cinquantina di ebrei che da vari paesi europei avevano cercato rifugio in Croazia, da dove erano stati trasferiti sull’Altopiano nei mesi successivi alla conquista italiana. “Un poco alla volta, eludendo il brigadiere e ignorando il segretario del Fascio – scrive Rigoni Stern – entrarono in confidenza con le famiglie (…) Aiutavano a segare la legna per l’inverno, a raccogliere le patate, a custodire il bestiame al pascolo (…) In cambio di questi servizi avevano patate e latte”. In breve, nel giro di pochi mesi erano pienamente inseriti nella vita del paese, e durante l’inverno, invece di rimanere nell’inospitale edificio, tutti furono ospitati da varie famiglie di Canove.

La convivenza terminò bruscamente dopo l’8 settembre, quando tutti gli ebrei se ne andarono, consapevoli che sarebbero stati brutalmente spazzati via dalla nascente Repubblica di Salò egemonizzata dai tedeschi. Di loro per anni non si seppe più nulla, ma dopo la guerra qualcuno si fece vivo per dare notizie di sé ai propri ospiti, altri tornarono in paese a salutare e ringraziare la propria “seconda famiglia”, e ancora nel 2013 alcuni discendenti di quel gruppo arrivò da Tel Aviv per visitare Canove e i paesani che avevano salvato i propri congiunti.

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